Piccola infamia

 In Tempeste di primavera, romanzo di Frank Thiess (1937) che altrove ho tentato di riassumere criticamente, c'è una perlina proprio all'inizio. Il protagonista e rievocatore a distanza di molti anni, Wolf Brassen, incontra per strada una ragazza, Otti, con cui ha un certo filo, ma ostentatamente non le stringe la mano perché lei è una semplice Kellerin* e lui invece sta passeggiando in compagnia di un collega di studi facente parte dell'alta società. Wolf si vergogna della sua frequentazione umile, è ovvio, ma si vergogna anche di essersi vergognato e fruga dentro la borsa che ha con sé, ne estrae una boccetta di inchiostro (siamo nel 1914) e ne controlla il tappo, come se temesse di essersi bagnato le dita della destra. Per far credere all'amico altolocato, e anche a Otti, di non averle stretto la mano per non macchiargliela. Si tratta di un capolavoro dell'imbarazzo sociale che inchioda il protagonista alla sua piccola infamia. 

* mescitrice di birra.

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