Metodo e Anima

 Divenuto maggiorenne - ai tempi significava aver compiuto ventuno anni - dovetti presentarmi in una caserma della mia città per sostenere ogni tipo di esame nella prospettiva del servizio militare, allora obbligatorio. Eravamo convenuti in molti. La caserma si trovava e forse si trova ancora, non saprei, in una piazza quadrata di cui un lato è aperto sul fiume. Subimmo una visita medica e sostenemmo delle prove attitudinali piuttosto lunghe, insomma le autorità volevano accertarsi che fossimo sani e abbastanza svegli per poter servire nell'esercito. A parte il fatto che, come studente universitario, il mio arruolamento non sarebbe avvenuto subito, ma dopo la laurea, eseguii alla svelta i test, e con la massima disinvoltura. Mi compiacqui inoltre, al momento della consegna dei fogli compilati ai militari seduti alla cattedra nell'aula dei test, di chieder loro una sigaretta. Ne avevano accumulate diverse, lascito cui era da loro invitato ogni ragazzo prima di andarsene dall'aula e dalla caserma, in un contenitore posto sulla cattedra. Non fecero una piega, a quella mia piccola provocazione. Gli ambienti della caserma erano infestati da un cattivo odore di cucina, che attribuii a decenni di cottura di brodaglie, per la precisione ritenni che si trattasse di cavolo nero. Inutile dire che il mio naso non era così competente in fatto di cucina da non potersi sbagliare. Unica cosa certa era il cattivo odore. Durante il non poco tempo di mia permanenza in quella caserma e precisamente mentre aspettavo insieme agli altri ragazzi di essere indirizzato alla visita medica, lessi su una parete dello stanzone enorme in cui ci trovavamo un motto dipinto in nero, o almeno ora credo che fosse dipinto in nero: "Metodo e Anima". Eravamo nell'anno 1968, molti ricorderanno che tale data non fu né è da confondere con altre. Quanto a me, ero o credevo di essere in pieno partecipe del movimento politico di rivolta giovanile - e non solo giovanile - iniziato quell'anno, non ancora divenuto "il Sessantotto". Ciò mi spinse a ironizzare interiormente su quel motto, "Metodo e Anima", eppur tuttavia la sua sintetica forza non mi lasciò indifferente, tant'è vero che oggi, più di mezzo secolo dopo, lo ricordo ancora. Il contesto militare, istituzionale, non basta a contenerlo. Qualsiasi cosa si voglia compiere, servono "metodo e anima".

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