Al cinema si fumava

Vedo centinaia di film ogni anno, ma non vado mai al cinema. C'è stato un tempo in cui ci andavo due e anche tre volte alla settimana. Non avrei potuto parlare di film senza la sala, il supporto dei film. Ovvio. Come ora lo è l'apparecchio tv con le sue applicazioni. Prima le videocassette, poi i dvd, poi netflix, amazon prime, eccetera. Beninteso guardo anche i normali film erogati dalle tv. Insomma è cambiato tutto, nel mio caso a partire dalla metà degli anni ottanta. 

La mia prima volta al cinema dev'essere stata per “Biancaneve” di Walt Disney, ma ricordo un “Don Camillo” che vidi insieme alla nostra ragazza di servizio. Davanti alla biglietteria c'era una calca che io guardavo da dietro e dal basso, infatti ero un bambino. Del film mi restano immagini del post Polesine, cioè di una catastrofica alluvione. File di gente sfollata, sarà stato un inserto documentario del film. Una volta sono stato al cinema a Milano, avevo da aspettare l'ora di un appuntamento, entrai in Corso di Porta Ticinese al Rubino, mi pare, e vidi “La città delle donne”. La sala era mezza vuota, se non eravamo solo in due, io e una ragazza, che a un certo punto iniziò a ridere “come una matta”. Sono stato anche a Roma, al cinema. Anche a Torino, “Il ponte sul fiume Kwai”. E a Macerata, un film di fantascienza. A Fiumetto, in Versilia, ogni sera andavo al cinema, all'aperto. Una volta – “La finestra sul cortile” - stavo per addormentarmi, presi e andai via. Altri film abbandonati: “La rivoluzione sessuale”, e “Il brutto americano”. Tre in tutto, al cinema. Decine e decine, in tv. In Maremmna ho visto “Totò al giro d'Italia”, prima il secondo, poi il primo tempo, per un errore di chi gestiva la proiezione. Ma anche “Il processo di Verona”, serissimo.

Ho fatto in tempo a entrare nei cinema “multisala”, diversi decenni più tardi.

Con mia nonna al Fulgor, dietro la stazione centrale, avevo visto “Il gaucho”. Vicino a casa, alle Cure, c'erano tre cinema, l'Esperia, l'Ideale e l'Aurora. Il primo era parrocchiale, gli altri di terza visione. All'Aurora ho visto “Solo sotto le stelle” (“Lonely is the brave”, con Kirk Douglas e Walter Mattau). Ma da ragazzo, con amici. Prima andavo con mia madre. Mi piacevano i film western, i cavalli mi facevano scendere dalla sedia, mi reggevo alla spalliera di quella davanti e cavalcavo, scalpitavo. Con mio padre e mia madre insieme ho visto in centro “Lo scudo dei Falworth”. Di recente l'ho intravisto in tv. Una volta sono stato al cinema con un mio zio e non so chi altri, all'Apollo, a due passi dalla stazione centrale. Western. Per chi stai, gli chiesi, per il biondo o per il moro? Per il moro, rispose. A cento metri dalla stazione c'era un cinema aperto dalle dieci di mattina, l'Italia. Lì andavo quando facevo forca a scuola. Ci ho visto perfino qualche film della serie “Angelica”. Impossibile ricordare tutto. Va bene così.

Da adolescente il sabato andavo in centro a vedere film d'autore, da solo. Con i compagni andavo per roba meno seria, tipo 007 o “L'armata Brancaleone”. Perfino “La carica dei 101” - all'uscita scoprii che il mio motorino non c'era più. Era l'inizio delle vacanze di Natale. La volta che andai a vedere “I pugni in tasca” all'Arlecchino, che era a due passi dal Ponte Vecchio, ebbi poi un mancamento. Non so se dipendesse dal film. Comunque al cinema si andava, ai tempi, senza troppi problemi, si pagava il biglietto e si entrava. Se il film era iniziato lo si seguiva fino in fondo, poi, dopo i prossimamente e magari il cine giornale, che riportava vecchie notizie di cronaca varia, si vedeva l'inizio del film fin quando ci si raccapezzava con il punto dell'arrivo, e via. Si fumava! Tutte cose che chi è vecchio sa benissimo. Per fumare, ai tempi delle medie, senza farci vedere dagli adulti, si andava al Nazionale, in pieno centro, seconda o terza visione, si saliva su e in uno dei palchi – era un ex teatro – ci facevamo fuori un pacchetto di sigarette in quattro, o in cinque. Kent, Astor. Il Nazionale stava accanto a un cinema di prima visione, il Supercinema. Una volta si vide “Il presidente”, tratto da Simenon, con Jean Gabin, in bianco e nero. Mi parve noiosissimo. Sennò si andava al Garibaldi in una piazza che allora, credo, si chiamava delle Rovine. Si vedeva magari un “Dottor Mabuse”, tutti fumavano, era una nebbia. Il gabinetto era tanto umido, vecchio e sporco da aver perso l'aspetto di una stanza: sembrava un anfratto naturale. Accanto allo schermo c'era una piccola porta collegata da una scaletta alla sala, dietro la porta aperta si vedeva, durante il film, un corridoio e in fondo una lampadina accesa.

La visione corretta dei film dall'inizio per me è iniziata verso la fine degli anni sessanta. Non andavo a vedere film d'autore in prima perdendomi l'inizio, oltretutto a caro prezzo. Mi sono visto anche “L'infanzia di Ivan”, di Tarkowskij. Ho smesso di andare al cinema dopo la nascita di mio figlio, quindi dopo il 1984. Diventava laborioso, poi me ne passò la voglia. Il cinema aveva di bello che era semplice, prendevi e andavi. Evitando magari la domenica, se eri un privilegiato. In questi ultimi 38 anni non sono andato 38 volte al cinema, ne sono certo. Nei 37 precedenti ci sarò andato, non so: molte centinaia di volte. Ne abbiamo dati di soldi al cinema.

Mi piaceva molto, il sabato pomeriggio, prendere il motorino e andare al cinema da solo a vedere un film d'autore in prima visione. Mi sentivo un intellettuale e ne ero geloso, prova ne sia che con i compagni, gli amici voglio dire, evitavo di espormi alle loro contumelie. “La banda Casaroli”, avrebbero potuto dire, era “una immane cazzata”. Invece no. Ma questo avvenne al mare, a Fiumetto. Dove una volta - davano “Il momento della verità” - durante una scena di qualche erotismo, con la coda dell'occhio mi accorsi che nella fila dietro una ragazzina, incastonata tra il padre e la madre, guardava in alto, verso le stelle. Mi piacque.

Le centinaia di film che vedo ora tramite il televisore, trecento all'anno, forse, sono qualcosa che abbassa il livello della mia visione, voglio dire che in pratica è gratis che vedi i film, e lasciamo perdere le interruzioni pubblicitarie che costituiscono a modo loro un pagamento; è gratis e non ti muovi, te li vedi stando in poltrona. Il livello della mia visione si abbassa perché non ci sono molti film decenti tra quelli che vedo tramite l'apparecchio tv ... finisce che mi adeguo a vedere delle storie che a pagamento mai più... Del resto è anche vero che in questo modo vedo dei vecchi film che ai tempi non avrei mai voluto vedere e che magari invece oggi riesco perfino a valorizzare - dentro di me. Sì, c'è inflazione. Più o meno nessuno va al cinema trecento volte l'anno, oltretutto sarebbero ben più di duemila euro di spesa. C'è inflazione di film. Mi bastano pochi secondi per “scartare” un film, tanto ci ho fatto l'occhio, o per “sceglierlo”. Ma attenzione: ci sono film, in era tv, che hanno di buono solo l'inizio, per adescare lo spettatore.

Solo sotto le stelle” l'ho visto dopo decenni tramite la tv, anche. Racconta di un individualista fuori tempo che scappa dalla polizia cavalcando un destriero, si arrampica perfino su una montagna trascinandoselo dietro, fa una fatica da matti, pare che riesca a cavarsela, peccato che debba attraversare un'autostrada. E passa un camion. Lonely is the brave.




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