Il "beniamino della vita"

L'anziano riccone mi mostra l'enorme cuccia, ovale, fatta in vimini, del suo cane di razza. "Ma che razza di cane è mai, il suo?" - gli domando, stupito dalla stranezza della cuccia e allarmato dalle probabili dimensioni del cane. "Si trova a passeggio nel parco", mi risponde il riccone, "con la mia nuova fidanzata." "Lei ha una nuova fidanzata?" - gli domando. "Ma certo", risponde il riccone, "guardi qui." Caccia fuori un astuccio che pare d'argento, lo apre e vedo delle pillole. "Due al giorno, ne prendo due al giorno, e ritorno il giovanotto che ero dieci anni fa", dice. Veramente dieci anni fa non eri affatto un giovanotto, penso, ma lo tengo per me. La visita sta per finire, né so perché sia iniziata. Il riccone si fa spingere fuori dal garage della villa (ne possiede decine in tutto il globo) un enorme scooter - il domestico suda - e ci sale, pronto ad attraversare la metropoli tentacolare a bordo di tale prodigiosa macchina. "Le piace?" - mi domanda. "Che cosa?" - rispondo. "Lo scooter, me lo sono fatto preparare tutto special" - dice così il riccone - "appositamente per me." "Bello", rispondo io, "ma preferisco le moto." "Le moto!" - esclama il riccone - "Sono pericolose. Stia attento." Sta per partire. Lo fermo un attimo, "senta", gli chiedo, "lei conosce il dottor Giorgio Lodi?" "Mai sentito", risponde il riccone, e presto scompare nel lungo viale d'uscita del parco della villa. 

Ma che cosa c'entra il dottor Giorgio Lodi, mio vecchio amico, con il riccone? C'entra perché il dottor Lodi è uno psichiatra. Che il riccone non lo conosca mi conferma che il riccone e io fin qui abbiamo frequentato ambienti diversi, incompatibili. Sì, ma quale dei due ambienti era il meno peggio? A tratti, penso mentre saluto la giovane fidanzata del riccone, che sta tornando in villa accompagnata da un normalissimo cane di razza  - si sentirà sperso in quella cuccia grande come una mongolfiera - mi sembra che l'ambiente del riccone, definito da qualcuno anni fa "beniamino della vita", mi sia sfuggito e che ciò sia stata la mia sfortuna. A tratti penso che sia una fortuna essergli sfuggito. 

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