Il saggio e l'irruento

Il signor S. entrò in un giardinetto pubblico sito al margine settentrionale del centro storico della città, constatò che non c'erano zanzare e, dopo un giro esplorativo rivelante ai non iniziati come il signor S. una suddivisione dell'intera area in due parti, una ovvia e una "creativa", "laboratoriale", sedette su una delle panchine piantate nella parte ovvia e continuò solo per qualche secondo a considerare la fortuna che non ci fossero zanzare, infatti dietro la siepe vicina due uomini chiacchieravano a voce abbastanza alta da rendersi udibile dal signor S. Parlavano di alcune difficoltà inerenti la vita di relazione, uno in modo relativamente rozzo, l'altro in modo relativamente raffinato. Il signor S. considerò che le due voci gli stavano rovinando la sosta proprio come altre volte, s'intende in estate, gliela avevano rovinata le zanzare - pungenti. Si chiese che razza di colloquio fosse quello che gli assaliva l'udito così da vicino. Forse sono amici, si disse: uno più saggio, l'altro più irruento, non è possibile che si tratti, continuò a ragionare il signor S., di una seduta di psicoterapia, infatti il saggio è troppo didascalico, troppo pedagogico, per essere uno psicoterapeuta, e poi così all'aperto, a voce alta, senza un minimo di riservatezza! Dopo qualche minuto, compreso che il colloquio tra il saggio e l'irruento non sarebbe finito presto, il signor S. lasciò la panchina e si avvio verso l'uscita, non senza guardare, oltre la siepe, verso quei due rompiscatole. Ne riconobbe uno, suo ex collega accademico, notoriamente psicoterapeuta. Lo chiamò, quello guardò verso il signor S., lo riconobbe e si avvicino per una stretta di mano, non senza spiegare, non richiesto, che quella cosa era proprio una seduta di psicoterapia, tenuta all'aperto a causa di un terribile morbo che a quei tempi fulminava le persone chiuse in una stessa stanza e che per fortuna oggi è stato debellato dalla scienza.

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