Alabastro

Una studentessa di Volterra dopo laureata andò a salutare il docente, un fiorentino,  che l'aveva sostenuta durante il lavoro di tesi. La volterrana si presentò precisa nell'orario di ricevimento, si mise  seduta davanti al professore e i due andarono avanti per qualche minuto con le chiacchiere che si fanno in casi del genere. A un tratto la volterrana estrasse dalla sua borsa un involto e lo porse al professore. Questi, sorpreso, mise l'involto - fatto con carta velina bianca e carta velina rosa - sul piano del tavolo. Nel maneggiarlo com'è naturale si accorse, mentre la volterrana gli spiegava il perché della iniziativa da lei presa, che il contenuto aveva una consistenza gelida e dura. Aprì il pacchetto misterioso e vide. La volterrana gli aveva portato in riconoscente dono un oggetto in alabastro, materiale che, tutti sanno, a Volterra lavorano con maestria. Si trattava di un insieme di pezzi che, se non fossero stati alabastrini, avrebbero ricordato al professore un gioco che lui aveva comprato parecchi anni prima a suo figlio, consistente in cilindri, lunghi e corti, cubi, archetti, parallelepipedi di legno, blu, gialli, rossi, verdi, da combinare in libertà. I pezzi alabastrini erano però fissati insieme e costituivano un qualcosa che al professore velocemente ricordò un sepolcro marmoreo in miniatura. Non espresse tale impressione, com'è naturale. La volterrana andò avanti per un poco illustrando l'oggetto, che secondo lei era una composizione di natura artisticamente priva di riferimenti ad alcunché. Astrattismo plastico alabastrino, avrebbe potuto dire il professore, che però non disse nulla del genere, infatti era troppo occupato a dissimulare l'inquietudine che l'oggetto gli aveva suscitato e seguitava a suscitargli.
Salutata  la volterrana, il docente maneggiò per qualche decina di secondi l'oggetto, rapido decise di non portarselo a casa, e lo appoggiò sopra la bassa libreria che occupava una parete dello studio. Non era una presenza massiccia, avrà avuto le dimensioni di un sepolcro per topi, se ai topi fossero necessari sepolcri o tombe di famiglia; ma era pur sempre una presenza brutta, gelida e dura. Nel giro di poche settimane però il docente, fattosi ardito, scoprì che la connessione tra i vari pezzi di alabastro era tutt'altro che irreversibile, per cui senza troppo sforzo smontò quella composizione artistica. Per un attimo si chiese se non avrebbe potuto ricomporre i pezzi in altro modo, ma la dura freddezza del materiale, che del resto lui aveva  detestato da sempre, lo convinse a infilarli in un sacchetto di plastica che poi finì nel cestino della carta straccia.

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