Freddezza

Di recente ho trovato in una valigia che stava in cantina - logicamente oramai nessuno usa più le valige - e che era piena di ritagli di giornale, di quaderni, taccuini, lettere non spedite, foto di motociclette prese da riviste specializzate, foto varie e così via - ho trovato, dicevo, una lettera scritta a mio nonno da una donna, la quale gli rimprovera (uso il presente narrativo) la sua freddezza, mi spiego: la freddezza del nonno. 
Non nego che l'immagine della vecchia valigia con dentro i ricordi del nonno defunto sia trita e ritrita, ciò non toglie che sia autentica.
Ora, venendo al punto: può essere che mio nonno, trovandosi con una donna, fosse freddo, io non so, comunque sono rimasto piuttosto sorpreso. Il nonno era riservato e certo non apriva il suo cuore facilmente, anzi, se mi avesse udito produrmi nell'espressione "aprire il proprio cuore" mi avrebbe scherzosamente minacciato agitando una mano di taglio - capito come? 
Del resto talvolta, penso io, è necessaria della "freddezza", o almeno è utile per non saltare alla gola (di nuovo vedo il nonno che mi fa segno di stare attento con le frasi fatte) di questo o quello, questa o quella. 
E i motori non hanno un sistema di raffreddamento forse? E i termostati a che cosa servono?
Il calore prodotto dal vivere, penso io, è talmente continuo, che un po' di "freddezza" non guasta, per quanto io non ricordi che il nonno fosse "freddo". 
Forse la donna che gli aveva scritto quella lettera, da me trovata nella valigia insieme a tutta quella mercanzia di carte, invidiava al nonno  quella probabile capacità che lui aveva di non farsi travolgere, e la chiamava "freddezza". Forse.
La lettera del resto è difficile da decifrare, un po' per colpa del lavoro fatto dai decenni, un po' per la grafia della donna - del resto, rifletto, anche il nonno scriveva m, n, r, v, u tutte uguali, tanto che nemmeno lui dopo ci capiva qualcosa.

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