Del frigo me ne frego

Dopo anni, anzi decenni, di liti, avvocati, che gente, che gente! - S tornò in possesso del suo piccolo appartamento  sito appena fuori le mura della città, verso sud, sì: dove inizia la via verso la capitale del regno. Vi si recò non appena possibile armato di chiavi (portone, cassetta lettere, uscio) e scortato da una domestica di cui si fidava ciecamente; entrò, aprì le tre finestre, dette un'occhiata alla collina oltre cui tante volte da giovane aveva accompagnato la principessa sul pisello a casa, e si sorprese, voltandosi verso le poche stanze, di trovare della mobilia lasciata dagli usurpatori. Tra gli esecrabili resti riconobbe un divanetto trasformabile in giaciglio, verdino a righe bianche, che in effetti lui in un'altra casa aveva avuto, decenni prima, uguale. Lo aprì senza sforzo, nonostante la minaccia continua del mal di vita, ed invitò la domestica a spazzolarlo bene bene. Questo lo teniamo, disse, il resto è tutto da buttare. Anche il frigo? - chiese la brava donna. 
Del frigo me ne frego, rispose S.

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