L'artista della penetrazione

Quando nelle province lontane del regno potevano ancora esibirsi artisti vari (sì, durante le fiere, ma più spesso la domenica in certi piccoli teatri), l'atleta Heinz Greck era piuttosto noto a causa della sua specialità. Prodigiosamente dotato in fatto di attributi virili, ripeteva i suoi amplessi a pagamento con pochi intervalli tra l'uno e l'altro cliente, femminile o maschile che fosse, al riparo dai curiosi. Ragione per cui le sue erano esibizioni per modo di dire. Nelle cittadine visitate da Greck si discuteva, com'è naturale, su chi e quando avesse fruito delle penetrazioni erogate dall'artista, e si spettegolava. Era ciò, in definitiva, a consolidarne la fama. Il nonno aveva assistito all'atto - "ma no, cosa hai capito?", sorrideva - all'atto finale della decadenza di Greck. Divenuto quasi anziano ed un poco meno atletico non solo di aspetto, ma anche in fatto di penetrazioni, impoverito e comunque ridotto a prestarsi, se non per strada, quasi pubblicamente (in certe losche taverne, appena dietro un sipario improvvisato), una sera d'autunno l'artista, dopo l'ultimo amplesso della giornata, si era buttato su una coperta stesa sul pavimento, per riposarsi. Qualcuno, sì, impietosito dallo stato miserando di quel corpo oramai assai poco atletico, lo aveva coperto con una tovaglia rimediata lì per lì. 
Greck si addormentò, raccontava il nonno; a notte la taverna fu chiusa, nessuno fece caso all'artista sdraiato sul pavimento. Fu il freddo stavolta, l'ultima, a penetrare lui.

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