Il simbolo privato.

Conservavo con cura una foto scattata da qualcuno di cui non ricordavo, né ricordo, il nome, una vista marina presa da un promontorio roccioso ritto ai margini di una grandissima città sita in una provincia lontana del nostro impero; sfortunatamente il nome di questa città ormai mi sfuggiva da anni, ero giò un vecchio smemorato. Ora lo sono ancora di più. Guardavo la foto con amore: mostrava una costruzione miserabile appoggiata ad uno scoglio, che, anzi, faceva corpo unico con lo scoglio, non si capiva dove finiva la roccia e dove la fabbrica, voglio dire, l'edificio. E il mare. Miserabile perché abbandonata, credo: ne risultava tuttavia un oggetto estetico, mi riferisco alla foto, che non sapevo come mai mi piacesse tanto, né ora so dirlo, a maggior ragione, dato che non ho più la foto. Una volta, molti anni dopo la fine del nostro impero, ebbi la visita di una mia conoscente, venuta nella nostra capitale appunto da quella lontana provincia, già ai tempi affrancatasi dal nostro dominio e divenuta una normale repubblica democratica. Ero contento di rivedere questa persona, ci trattenemmo a parlare a lungo dei tempi passati, in definitiva dei bei tempi passati, ed a un tratto lei mi accennò ai lavori che il governo del suo Paese aveva realizzato allo scopo di rinnovare il porto mercantile e turistico di quella grandissima città che io non sono più in grado di nominare, chiedo scusa. Poi mi domandò se mi ricordavo, "almeno", aggiunse con un sorriso, "di quella casetta costruita su uno scoglio, proprio vicino al vecchio porto, di quella casetta grigia che era stata bianca, sapete": che era diventata, ai tempi, "il nostro privato simbolo", aggiunse la mia conoscente, o amica.
Sì, ma di che cosa era simbolo?, le domandai, mentre m'infervorava la prospettiva di regalarle la foto meravigliosa. Questo non saprei dirlo, mi rispose sorridendo, e se lo sapessi non lo direi. Teatrale mi mossi verso la mia scrivania, aprii un cassettino e presi un pacchetto di fotografie; individuai quella giusta e la diedi alla mia consoscente. Poi, dopo poco tempo, ci salutammo affettuosi. Ecco perché non ho più la foto.

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