Giovanottacci?

Con un conoscente di cui avevo stima intellettuale e umana stavo chiacchierando di botteghe dedicate alla riparazione di moto, oggetti che entrambi amavamo. Raccontandomi di non so più quale sua esperienza negativa avuta in una delle suddette botteghe il mio conoscente, che ieri ho creduto di riconoscere in zona Mazzini a cavallo di uno scooter senza valutare abbastanza il dettaglio che sono circa venti anni che non lo vedo e che ne avrà più di ottanta, se ne uscì con queste parole: c'erano dei giovanottacci. Facce che al mio conoscente non erano piaciute. Lì per lì, in forza della suddetta stima che avevo per lui, presi il termine "giovanottacci" per un'iperbole autoironica, infatti mia nonna (1896-1989) o mia madre (1922-2003), prudentissime signore, avrebbero potuto uscirsene, ai  tempi, con un simile epiteto. Non il mio conoscente, intellettuale, docente universitario, persona comunque colta. Rimuginando il passato, come mi tocca per carattere, nel corso del tempo sono tuttavia arrivato a concludere che il mio stimato conoscente non aveva usato il termine "giovanottacci" in modo autoironico, quella volta, ma per così dire lo aveva usato senza virgolette. Com'è successo? Così, che l'epiteto, bagnato come un savoiardo nella "crema" del mio spontaneo e casuale rimuginare sul conoscente, è divenuto suo, appartenentegli in pieno. Ne consegue che lui secondo me è in fondo una prudentissima signora.

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