La stazione invisibile

 Ogni volta che in auto da Piazza del Premio imbocco Viale della Gioia, o meglio quando dal viale entro nella piazza, vedo appena con gli occhi - ma in pieno con il pensiero - l'immagine esatta del confine tra la fila di edifici abitativi del viale e l'inizio della non banale monumentalità della piazza. Dalla piazza nel viale: termina il mondo e inizia il tran tran; dal viale nella piazza: termina il tran tran e inizia il mondo. Molti decenni fa, quando la piazza e il viale non erano malconci come oggi, conobbi in modo vago un coetaneo che abitava precisamente nell'ultimo degli edifici del viale, sul lato sinistro venendo dalla Gendarmeria Comunale, cioè abitava in un punto di discontinuità senza esagerazione unico, che mi lasciava e mi lascia senza parole ... ecco perché qui trovo difficile scriverne ... tale discontinuità apre, scopro ora dentro di me, un lago di silenzio estatico, uno spazio contemplativo, una stazione invisibile *: è un frutto del compromesso tra il mondo e il tran tran... comunque la piazza rimane disperata perché il viale la costringe al silenzio, il viale resta sgomento a causa della relativa miserabilità che offre alla piazza ... eppure il Viale della Gioia ha tutto per essere orgoglioso di sé, tutto: salvo quell'ultimo edificio a sinistra prima della piazza dove abitava il mio conoscente che in effetti da decenni ho perso di vista, certo perché assorbito nel compromesso qui immaginato.

* in senso etimologico: fermata.

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