Potere degli insulti

Lungo la discesa che congiunge un noto borgo di origine etrusca alla città una certa confusione costrinse Fausto a fermare la sua corsa. Diversi cani più o meno accompagnati dai loro padroni scorrazzavano e scacazzavano. Aggirandosi in quella giostra umano-canina Fausto, incuriosito, cercava di non pestare i molti escrementi e malediceva interiormente l'evo che - sfortuna massima - gli era toccato di vivere. Tra gli attori umani della giostra vide una donna che, al contrario degli altri padroni, teneva il suo cane al guinzaglio. Le si avvicinò per avere qualche spiegazione, e del guinzaglio e della giostra. 'Da qualche parte dobbiamo pure far correre le nostre creature', rispose la donna risentita. 'Ma perché lei tiene il suo cane al guinzaglio?' - domandò Fausto. 'Perché sto per andarmene', replicò la donna. Fu così che i due iniziarono a scendere insieme verso la città, che in basso si estendeva luminosa - come un mare. Presto si trovarono in una piazza di grande valore storico-architettonico, e Fausto cercò di attirare l'attenzione della donna su certi dettagli estetici di cui per altro aveva scarsa competenza. Impegnata con il cane la donna dette poco spago a Fausto, che stupendo sé stesso iniziò a insultarla dandole titoli vari aggregantisi tuttavia attorno alla qualifica di "straniera ignorante". Sfogato il disappunto, stava per abbandonare la donna e il cane ai casi loro, quando si accorse che gli insulti da lui erogati avevano indotto nella donna un nuovo atteggiamento. Costei ora seguiva in affanno Fausto, tentava di richiamarne l'attenzione: 'signore, signore! La prego, non mi lasci così, consideri il mio punto di vista ... parliamo, parliamo!'

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