La roncola

Un bambino era tenuto a dormire dopo pranzo. Sua nonna, cultrice della stessa abitudine, forse voleva il nipote vicino, tutto qui. Non sappiamo. Si era in una casa di paese, poniamo verso la fine di Giugno. Un pomeriggio il nipote sfuggì all'obbligo e incontrò subito un coetaneo, Paolo. Senza parlare, Paolo invitò l'amico (parola grossa) a vedere una cosa. Entrarono in una grande cucina dotata di caminetto e passarono senz'altro, fatti tre scalini, in un locale poco rischiarato da un solo finestrino e adibito a deposito di legna da ardere. L'amico avanzò tra due piccole montagne di legna, e mostrò che cosa c'era sul pavimento di mattoni: un uomo che dormiva. Indossava un paio di larghi calzoni e una canottiera. Vicino a lui un fiasco il cui contenuto non sappiamo. Anche i poveri facevano il sonnellino, avrebbe potuto pensare il nipote sfuggito al controllo della nonna, che tra parentesi era la padrona di casa dell'addormentato, padre di Paolo. Invece fu attratto da ciò che si mise a fare l'amico. Presa la roncola che suo padre, ora dormiente, aveva abbandonato sul pavimento, Paolo mimò ripetutamente il gesto di colpire con quel beccuto strumento terribile il padre. Agitava la roncola e insieme faceva certe boccacce da assassino, o meglio da parricida, per usare un termine ignoto ai due bambini. Il nipote sfuggito al controllo di sua nonna fece dietrofront, uscì dalla penombra del deposito di legna da ardere, attraversò la cucina, uscì dalla casa dell'amico, vicinissima alla sua, e pian piano si rifugiò nel letto a lui destinato dalla nonna. Non avrebbe mai raccontato a nessuno la scena cui aveva assistito. Con gli anni, anzi coi decenni, sarebbe divenuto anche lui un cultore del sonno pomeridiano. 

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