Nel
1978 pubblicai 14 brevi scritti che avevo composto quell'anno e
l'anno precedente. La raccolta è intitolata Nel tempo
dell'accordo a sei. Sottotitolo: Piccoli pezzi di soggettività
e opposizione. Ne esistono pochi esemplari, ormai. Due, forse
tre, ne ho io. Si tratta di un libretto piuttosto datato, infatti
chi, a parte gli studiosi di politica italiana, si ricorda più dell'
“accordo a sei”, una sorta di centrosinistra confortato dalla
benevola non belligeranza del Partito comunista italiano? Qualcuno
(mah!) invece si ricorda del “Settantasette”, che fu un “anno”
caratterizzato da “lotte” studentesche anche pugnaci,
probabilmente ultimo respiro del “movimento” iniziato nel
“Sessantotto”, diverso però perché alquanto innovativo nelle
sue espressioni “desideranti” e colme di “creatività” in
fatto di parole d'ordine anche nonsensiche e di pratiche “combattenti”. In effetti
con il rapimento dell'onorevole Aldo Moro e con il suo assassinio da
parte delle Brigate rosse l'impegno politico sarebbe, proprio a
partire dalla primavera del “78, divenuto impraticabile.
Ora, qualche anno fa, mentre ripercorrevo tracce internettiche riferibili al mio nome, una debolezza difficile da confessare, trovai accenni al mio libretto, sconosciuto ai più e dimenticato da tutti, quasi anche da me. Qualcuno lo aveva cercato e addirittura trovato, ed era “scaricabile”. “Ma pensa!” - mi dissi ridendo.
Solo ieri, ricercando viziosamente la traccia, ho avuto l'idea che il libretto sia stato “attenzionato” a causa di un equivoco indotto dal suo titolo. Senza volere, senza sapere, mi spiego, nel 1978 detti alla mia raccolta un titolo che in qualche modo, a me ignoto, aveva a che fare con la musica: “tempo”, “accordo a sei”, “piccoli pezzi”. Trovo in internet che l'espressione “accordo a sei” può essere equivocata in direzione musicale, se non sbaglio (mi sbaglio di certo) jazzistica. Non sono capace di dire niente, se non che i “musicologi” interessati al mio libretto, anche impazienti di trovarlo, pare, devono essere rimasti delusi dandogli appena un'occhiata.
Ora, qualche anno fa, mentre ripercorrevo tracce internettiche riferibili al mio nome, una debolezza difficile da confessare, trovai accenni al mio libretto, sconosciuto ai più e dimenticato da tutti, quasi anche da me. Qualcuno lo aveva cercato e addirittura trovato, ed era “scaricabile”. “Ma pensa!” - mi dissi ridendo.
Solo ieri, ricercando viziosamente la traccia, ho avuto l'idea che il libretto sia stato “attenzionato” a causa di un equivoco indotto dal suo titolo. Senza volere, senza sapere, mi spiego, nel 1978 detti alla mia raccolta un titolo che in qualche modo, a me ignoto, aveva a che fare con la musica: “tempo”, “accordo a sei”, “piccoli pezzi”. Trovo in internet che l'espressione “accordo a sei” può essere equivocata in direzione musicale, se non sbaglio (mi sbaglio di certo) jazzistica. Non sono capace di dire niente, se non che i “musicologi” interessati al mio libretto, anche impazienti di trovarlo, pare, devono essere rimasti delusi dandogli appena un'occhiata.
Non
sono certo di questa mia gustosa ipotesi di ieri, naturalmente.
Comunque sia, do qui alcuni titoli della raccolta:
Per
una polizia di sindacato: testo/collage che nasce dalla ripetizione invertita (chiasmo) dell'espressione “sindacato di polizia”.
La
farina del diavolo: collage di citazioni appositamente
confusionali (futuristiche!) da un paio di articoli di giornale deprecanti lo
spargimento di farina, durante il Carnevale del 1976, da parte di
giovani.
Bambino
di cocotte: “recensione” di un vecchio trasgressivo libro di Paul
Léautaud, Amori.
La
disciplina tutelare austro-ungarica: testo "antipsichiatrico" il
cui titolo è dovuto a un arguto ricoverato di mia conoscenza.
Molto “anni settanta”, direi.
P.S. In effetti il testo è scaricabile, serve iscriversi a un certo sito librario, comunicare i propri dati eccetera.
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