La vedova del notaio

Il dott. G aveva quel giorno in ambulatorio una giovane paziente che lamentava un forte prurito al piede sinistro. Il medico fu rapido a scoprire che la ragazza doveva essere stata punta sulla pianta del piede da una zanzara, forse da un ragno. Preso un batuffolo di cotone idrofilo lo bagnò di alcol e iniziò a frizionare il punto dolente, non senza rincuorare la ragazza. A un tratto si aprì la porta-finestra che dava sul giardino e, senza chiedere permesso né scusa, entrò nella stanza la padrona di casa. Non appagata dall'irruzione, la signora rimproverò il medico perché, secondo lei, stava prendendosi delle confidenze eccessive con la paziente, "seminuda e con le gambe all'aria" - così la signora, vedova di un notaio e proprietaria di diversi immobili in città. Il dott. G la invitò ad uscire, ciò che l'intrusa eseguì senza commento, restando tuttavia dietro la porta finestra a scrutare nell'ambulatorio, una mano tesa sugli occhi al fine di schermarsi la visuale. Logicamente la paziente punta da zanzara o ragno ebbe da dire la sua: "in questo ambulatorio, dottore, non c'è privacy!" - esclamò. Il medico non rispose, tentennò il capo e terminò l'opera di frizione del piede ferito. Infine prescrisse una pomata per l'occasione presente e quelle, "Dio non voglia!", future. La paziente pagò la prestazione, uscì dall'ambulatorio facendo un poco alla zoppa il percorso ortodosso e da ultimo sbatté la porta d'ingresso. Prima di ricevere il paziente successivo il dott. G si rivolse alla vedova del notaio, ancora di vedetta dietro la porta-finestra, giunse le mani e, senza parole - del resto inudibili - mise in atto una pantomima che riuscì a strappare un ghigno alla signora.

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