Coabitazione

 Il Sovrano ha stabilito che i possessori di grandi appartamenti dovranno ospitare famiglie di sfollati. A causa della difficile guerra che combattiamo ai nostri confini settentrionali molti concittadini sono restati senza casa. Purtroppo il nemico dispone di armi distruttive. In effetti ne disponiamo anche noi. Comunque sia ecco che ci viene assegnata una famigliola costituita da un anziano e da sua figlia. Sono entrambi bassi di statura. Hanno abitudini alimentari diverse dalle nostre, al che dovremo rimediare istituendo turni in cucina, oppure imparando a scambiarci qualche "piatto". I nostri due concittadini parlano altresì male la lingua nazionale, e noi non capiamo la loro. Col tempo a tutto si rimedia, dicono gli assistenti sociali incaricati di sorvegliare il processo di coabitazione. Intanto è tutto un va e vieni, uno spostarsi, un addossarsi alle pareti degli stretti corridoi e delle stanzette del nostro grande appartamento. 

Nel giro di qualche giorno, inoltre, apprendiamo dall'osservazione e dall'esperienza, e gli assistenti sociali ce ne danno conferma, che la piccola non è figlia dell'anziano, bensì ne è la moglie. Da un certo punto di vista, quello dello spazio disponibile, ciò è vantaggioso. Grande è però l'imbarazzo che ci pervade quando la piccola Orestilla si rivolge a noi per qualche occorrenza domestica.

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