La porta girevole

In tempi lontani si governava senza risparmiare in fatto di crudeltà nei confronti degli oppositori del Re. Costoro venivano individuati, processati, incarcerati e sottoposti per anni alla tortura della noia. Le stanze di prigionia degli oppositori disponevano di due porte. Dalla prima entrava di tanto in tanto il capo del carcere in compagnia del magistrato competente, e rivolgeva domande al prigioniero. Questi resisteva anni alla noia, e però anche alla voglia di sapere che cosa vi fosse dietro l'altra porta, infine chiedeva, stremato, il motivo della presenza della porta sempre chiusa. Non c'era risposta se non questa, che il prigioniero avrebbe potuto soddisfare la sua curiosità facendola aprire. Non pochi prigionieri, consumati dalla noia, si facevano infine aprire la porta. Questa era formata da un cilindro che, su comando del capo del carcere, veniva fatto ruotare. Ruotando mostrava un'apertura, il prigioniero sospirava ed entrava, il cilindro continuava a ruotare e poi si fermava. Davanti al prigioniero si apriva un grande giardino. Incerto, trepidante, il prigioniero usciva dalla porta girevole, camminava nella luce, e dopo poco si pentiva di aver lasciato la sua noiosa stanza di prigioniero. Né la porta girevole mostrava più la sua accogliente apertura.

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