Cucina rinascimentale

Sulla via tortuosa che unisce due città da tutto divise, oltre che dagli Appennini, prosperava qualche decennio fa un ristorante specializzato in "cucina rinascimentale". A pochi chilometri da Firenze. Mai gustate le specialità "rinascimentali", non so che dire, mi dispiace, invece ho sentito da un conoscente questa storia: una sera lui e un gruppone di colleghi - erano dipendenti della locale università, custodi, bidelli, impiegati - vi andarono non so per festeggiare cosa. Forse offriva il festeggiato? Chissà, ne dubito, i prezzi erano alti. La masnada bevve e iniziò a divorare quelle nobili vivande che venivano, però, portate in tavola a intervalli lunghi: gli uomini, privi del controllo che la presenza femminile ai tempi ancora garantiva, affamati, ebbri, iniziarono a scagliarsi pezzi di pane, tovaglioli, prelibatezze "rinascimentali",  a gettarsi acqua addosso, a urlare, a disturbare insomma l'ambiente, che com'è ovvio non era da osteria suburbana. Dopo circa un'ora dall'inizio della cena, crescendo la baraonda, il proprietario del ristorante, o un suo emissario, si avvicinò al tavolo, chiese l'attenzione degli scalmanati, la ottenne e fece loro quest'offerta: se avessero lasciato subito il locale non avrebbero pagato le consumazioni fin lì servite. 
Il mio conoscente mi raccontò che pochi furono i dubbi dei suoi commensali, e suoi: la masnada si alzò e rumorosa lasciò il locale. 
Io credo che questa storia rappresenti bene l'incompatibilità che esiste tra la piccola borghesia e il proletariato.

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