La moglie dell'elettricista

M telefonò all'elettricista perché non riusciva da sé ad aggiustare un lume - e bruciava una lampadina dopo l'altra. Rispose la moglie dell'elettricista: è fuori a fare riparazioni. Appunto, disse M, a me serve una riparazione. Quando torna glielo faccio presente, lei è?
M diede le sue coordinate e riattaccò. 
Logicamente questa storia è vecchia di parecchi decenni, amica lettrice, caro lettore.
Dopo una mezz'ora suonò il campanello, ovvero ciò che in certe parti del Regno chiamano "citofono", e M andò ad aprire. Una bella signora, che indossava un mantello ampio di colore scuro e all'apparenza soffice, stava sulla porta. M chiese alla signora che cosa "desiderasse". Sono la moglie, rispose lei.
Nel senso? , chiese M. La moglie dell'elettricista, son qui per la riparazione. Stupefatto M lasciò entrare la donna, che si tolse il mantello, lo appoggiò su una poltrona e subito, indicandole M il lume capriccioso e mangialampadine, si accinse alla riparazione. Dopo qualche minuto e due altre lampadine, una bruciata e l'altra spanata dentro l'avvitatura del lume, la donna dichiarò che serviva suo marito. M, muto, le offrì il mantello e la accompagnò all'uscita. La donna tuttavia iniziò a piangere ben prima di arrivare alla porta, poi vi si appoggiò senza smettere di singhiozzare. Sembrava disperata, per cui M corse in cucina e tornò con il classico bicchier d'acqua. Lei bevve avida, come si dice, quindi si rincantucciò tra la parete e il legno della porta. M la rincuorava, le dava colpetti su una spalla, su un braccio. Perché solo su un braccio e su una spalla? Perché l'altra spalla e l'altro braccio stavano nell'angolo. Non se la prenda, signora, vedrà che lo risolviamo il guasto. 
Povera me, povera me! , si lamentava lei, quando torna mio marito sono fritta, ho lasciato la bottega sola ed eccomi qui a far danni. Ma ci sono io, replicò M, stia tranquilla. 
Come farò a giustificarmi?, chiese la donna.
Be', in effetti questo non saprei dirlo, rispose M.

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