Il vedovo d'oro

Sposato cinque volte e restato vedovo altrettante il signor B costituiva ormai un caso interessante per le società assicuratrici (ramo vita) e per l'autorità giudiziaria, non solo per i suoi compaesani, che lo ritenevano fortunatissimo o sfortunatissimo a seconda dei parametri che usavano per esprimere la loro opinione in merito. 
Le donne che nel corso dei decenni egli aveva sposato, tutte benestanti, lo avevano lasciato via via sempre meno povero, via via sempre più solo con i suoi beni mobili e immobili.
Aveva accumulato una quantità notevole di parenti nuovi. Ora, una delle società assicuratrici meno disposte ad accettare il caso B come naturale incaricò un giovane di indagare da vicino sul vedovo d'oro spacciandosi per uno dei suoi numerosissimi nipoti.
Il giovanotto si presentò al signor B e cercò non senza successo di frequentarlo. Allo scopo di scoprire se eventualmente la sua vedovanza fosse legata a omicidio, ossia a femminicidio. Mostrò di parlare un dialetto se non uguale assai simile a quello del vedovo, supposto assassino a scopo di lucro.
Il vedovo sospettava che il giovane fosse una spia, per cui lo sottopose a vari test per smascherarlo: conoscenze in comune, ricordi, usi dialettali, e anche al test della caccia.
Andati a cinghiali insieme, "zio" e "nipote" pervennero in una fitta boscaglia. Lo "zio" aveva deciso di simulare un incidente di caccia per liberarsi della spia? Era un criminale? Un femminicida seriale? Aveva ucciso cinque donne per assicurarsi il possesso dei loro beni?
Il giovanotto spacciatosi per nipote ebbe comunque la certezza di essere sul punto di lasciarci le penne a colpi di pallettoni, ragion per cui fece perdere le tracce e lasciò lo "zio" solo con il suo fucile.

Il signor B aveva perso per ragioni patologiche misteriose due mogli; una gli era caduta in un precipizio; una quarta era affogata durante una gita in barca nel lago P; la quinta non era sopravvissuta a un incidente stradale.

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