La colonia penale giovanile

A bordo di un piccolo elicottero pieno di spifferi e che contiene a stento il pilota, il grasso educatore e me, atterriamo sull'isola. Fa molto caldo, la luce è vivissima, a distanza si vede un alto edificio probabilmente costruito negli anni trenta dello scorso secolo - disabitato? 
No, mi spiega il grasso educatore, che intanto si è messo in calzoni corti e non pare vergognarsi delle sue rotondità strabordanti: malabitato! E giù una gran risata. 
Attorno all'alto edificio, privo di vetri alle finestre, sparse nella pianura vedo diverse casette che potrebbero essere state bunker, ai tempi. Molti ragazzi e ragazze bighellonano nella pianura che dà sul mare. Sono i giovani delinquenti che formano, mi dice il grassone, la colonia penale. 
In galera? 
No, sono liberi di fare quel che vogliono, solo che andarsene dall'isola è impossibile, per quanto il desiderio di farlo a loro venga presto, anche perché è piccola e non c'è nulla da vedere, da esplorare!
Altra risata.
Voi che compito avete?
Mi occupo dei ragazzi e delle ragazze ...
E ride ancora.
Volete dire che ...
Certo, ho le mie favorite, che mi guadagno, ogni volta che torno, con qualche regalo...
E i maschi?
I maschi se lo finiscono alla svelta, con le ragazze e tra loro...
E ride, il grassone che non si vergogna delle sue rotondità strabordanti.
In questo periodo la sua favorita è?
Quella magrolina laggiù che fa finta di nulla...
Ah! Ma è giovanissima!
Sembra giovanissima, ma sta sui trent'anni, è navigata, 'na figata!
E ride.
Sentite, il vostro metodo di rieducazione qual è?
Io, signor sociologo, lavoro per il ministero della giustizia e seguo le norme diramate ormai da anni: consolo.
Consolate?
Consolo, durante un paio di giornate al mese, i giovani delinquenti ...
Di che cosa li consolate?
Del fatto che sono esiliati su quest'isola!
E ride ancora.

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