Il bagno pubblico fluviale

Avete presenti i Bagni Déligny, a Parigi? Ma sì, se ne legge nella Recherche
Informato casualmente della permanenza del bagno pubblico fluviale nella sua città, S. s'incamminò verso il fiume che la divide affidandosi alla memoria. Dopo circa cinque decenni lo stabilimento costruito su una delle rive, ligneo, era alquanto diverso da quanto S. ricordava. Non era stato dipinto chissà da quanto tempo, per cui le assi che lo componevano avevano preso un colore grigiastro, ed erano imbarcate. Il grande casotto che conteneva gli spogliatoi, gli attaccapanni, gli armadietti e così via, privo di custode, era ricco di tracce di effrazione e di furti di legno. Ah, il legno, è incredibile quanto sia ambito! 
S. oltrepassò il casotto e si affacciò sul vialetto erboso che una volta conduceva alle acque del fiume, talvolta color fango, talvolta verdastre, di rado limpide, nelle quali i nuotatori e i galleggiatori s'immergevano, poi osservando, tra l'altro,  le muraglie che a destra e a manca delimitavano il fiume e lo separavano, anche acusticamente, dalla città. Orbene, tale vialetto non era più tanto erboso, quanto merdoso, infatti la sua invisibilità dai due lungofiume aveva consigliato innumerevoli bisognosi di andare lì a defecare, lasciando poi sul posto la carta cosiddetta igienica, o non igienica (fogli di giornale, carte da involucro eccetera). 
In fondo a tale vialetto, che pure conservava, grazie a madre natura, un che di erboso, S. vide l'acqua del fiume, ma si guardò bene dal percorrere quei dieci o quindici metri. Tornò sui suoi passi, riattraversò il casotto e, dopo poco, fu di nuovo sul lungofiume nord, quello di sua pertinenza. 

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