Sequestro

In una villa diciamo aristocratica ed allo stesso tempo decadente il cui proprietario riceveva rare visite si presentò all'improvviso una cosiddetta vecchia fiamma del padrone di casa accompagnata da "suo marito", come si usa dire, e da altre persone, cinque in tutto, parenti e amici della vecchia fiamma. Il padrone di casa fece aprire da un domestico lo stanzone a pianterreno, a sinistra subito dopo l'ingresso, e v'introdusse i visitatori, inclusa la donna. Dopo aver fatto accomodare la compagnia su sedie e poltroncine, varie e polverose, con una scusa uscì dallo stanzone e richiuse la porta dietro di sé, a chiave. Logicamente i convenuti si chiesero il perché di un simile atto, prima tra loro, poi, addossati alla porta chiusa, lo chiesero ad alta voce per così dire all'esterno, affinché al di là del legno si udisse la loro protesta. Il domestico di cui sopra, appoggiato un orecchio sull'altra faccia della porta ed udite le rimostranze, fece a sua volta delle dichiarazioni che i convenuti udirono a fatica e che comunque erano del seguente tenore: il signor padrone non godeva di una salute perfetta, in altri termini soffriva di una malattia che influiva sul funzionamento della sua mente, già provata dai molti decenni di letture e di studio. In particolare il signor padrone non era in grado di sostenere la presenza di sette persone tutte insieme, ecco spiegato l'atto di clausura. Se i signori avevano la compiacenza di stabilire con lui, il domestico, un calendario di incontri nei successivi sette mesi, il signor padrone avrebbe cercato di ascoltarli, uno alla volta. Quanto alla signora, aggiunse il domestico, avrebbe dovuto avere la pazienza di presentarsi all'incontro con il signor padrone per ultima, cioè a dire di lì a sette mesi. 
I prigionieri non accolsero la proposta del padrone di casa comunicata loro dal domestico, anzi chiamarono con uno dei loro telefoni la gendarmeria, denunciando di essere stati sequestrati. Il gendarme telefonista domandò al denunciante se era sicuro che si trattasse di un sequestro, cosa che produsse una certa alterazione nella risposta del denunciante. 
I gendarmi pervennero con comodo alla villa, si fecero aprire prima il portone d'ingresso e poi la porta dello stanzone, dando quindi luogo alla liberazione dei visitatori imprigionati. Non mancarono di redarguire il padrone di casa ed il domestico. Più tardi, presso gli uffici della gendarmeria, raccolsero una formale denuncia da parte dei liberati. La ex fiamma si dissociò dalla denuncia, facendo quindi mancare la sua firma all'atto.

Commenti