I sandali della signora Giulia

Al ritorno da una delle sue trasferte di lavoro, il tecnico montatore G.F. trovò la casa vuota, sua moglie mancava, e mancavano anche molte sue cose, segno che era partita. G.F. s'informò presso un'amica della moglie, certo di raccogliere informazioni utili. L'amica gli raccontò che la Giulia era stata rapita da un uomo. Il montatore fu costretto a farsi spiegare il significato di quelle parole. L'amica chiarì che la Giulia, durante l'assenza di G.F., aveva conosciuto per caso un uomo che l'aveva affascinata al punto di farle decidere di andarsene con lui. 
"Rapita per modo di dire", osservò G.F.
"Per modo di dire", ammise l'amica.
G.F. fece ritorno a casa e notò quasi subito che la Giulia aveva lasciato dietro di sé e il suo rapimento (parole nostre, G.F. non indulgeva in metafore) un paio di sandali di cuoio marrone con il tacco né alto né basso, certo insieme a molti altri oggetti di vestiario e non. 
Nonostante che G.F. fosse un uomo pratico e privo di indulgenza nei confronti delle fantasticherie, iniziò a considerare certi suoi ricordi visivi dei piedi nudi della Giulia infilati in quei sandali che, vuoti, mancavano di ogni attrattiva. 
In breve G.F. risultò seriamente ossessionato dagli accennati ricordi visivi, tanto da rischiare, sul lavoro, di incorrere in errori anche seri.
Pensò di buttar via i sandali, immaginando che con quelli se ne sarebbero andati anche i ricordi visivi dei piedi nudi della Giulia. Lo fece.
Sfortunatamente la casa era ricca di spunti atti all'esperienza di memoria passiva - da ogni parte appariva alla mente di G.F. uno scorcio della figura della Giulia.
"Come se ne esce?" - chiese G.F. a un collega.
"Potresti cambiare casa e arredamento", rispose il collega.
"Ma alla Giulia piacevano" - rispose G.F.

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