Eredità

Il celebre viale M., mia meta in questa grande città prossima ai confini settentrionali del Regno, sfugge ai miei tentativi di imboccarlo a piedi, impresa che ho deciso uscendo dalla Stazione ferroviaria centrale in forza di alcune mie remote visite e dei relativi ricordi. In realtà la metropoli mi è quasi totalmente ignota. Non importa, ora so di trovarmi in prossimità del celebre viale M., dove ho appuntamento con la moglie di un mio amico defunto che, a quanto pare, mi ha lasciato in eredità alcuni suoi scritti inediti. Tutti sanno qualcosa del viale M., forse perché porta il nome di un celeberrimo circuito dove corrono e corsero auto e moto da corsa - trattasi in definitiva dello sport nazionale più seguito dopo il calcio. Tuttavia ignorano al contempo dove si trovi. Capita anche con Einstein, tutti sanno chi fu, ma se gratti un po' scopri il vuoto. Sto divagando, ciò che corrisponde alla perfezione con quanto mi accade mentre cammino per le strade che un anziano edicolante da me interpellato sostiene portino al viale M. Domando ancora indicazioni, fatico in verità a trovare persone parlanti la mia lingua, infatti la forza di attrazione di questa città ha prodotto il risultato di una ricchissima immigrazione di popoli e razze della Terra intera. Un giovane sfaccendato, dev'essere un concittadino, mi suggerisce che il viale M. si trova al di là, dice, "di quella fila di edifici". "E come ci arrivo?", chiedo io. "Lei deve tornare indietro fino alla prima traversa, e voltare a sinistra", risponde il giovane. "E' lontana, questa traversa?", chiedo io. "Mah, saranno un paio di chilometri, prenda un taxi", risponde il giovane. 
Ma taxi non ce ne sono, allora vado a piedi, peccato che sia già un po' stanco. Entro in un bar e telefono alla vedova del mio amico per avvisarla che tarderò, ma nessuno risponde.
La vedo nera per le carte inedite del mio defunto amico.

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