Mentre mi allontano

In questo luogo di villeggiatura, la domenica, ben presto i giornali meno illeggibili sono esauriti; un ragazzo che aiuta l'edicolante mi avvisa: ci sarebbe una copia del Clarino, ma è tutta sciupata. Lo ringrazio dell'attenzione e mi avvio verso una panchina. Apro la mia borsa e controllo certe liste - il mio ufficio produce liste - che mi sono portato in vacanza, preparate da un collega molto giovane. Non ci capisco quasi nulla, alzo gli occhi e vedo avvicinarsi una creatura piccola e infagottata in una tuta blu da ginnastica. In piedi davanti a me mormora alcune parole che non capisco. Non capisco neppure se è una bambina. Si toglie la tuta, forse perché fa già caldo: non è una bambina, viene dalla Spagna, e cominciamo a dirci quelle poche cose che le nostre rispettive lingue ci permettono di capire. Infine prendo un pezzo di carta e le lascio il mio indirizzo, raccomandandole una visita nella mia città. "Scrivimi", dico, "in francese, in tedesco, anche in spagnolo, se vuoi, ma non in inglese". "Perché non in inglese?" - mi chiede. "Perché è una lingua che mi sta antipatica", rispondo. La sento che ridacchia, mentre mi allontano.

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