Incubo

Gli energumeni formanti la ciurma che dovrebbe, e sottolineo dovrebbe, restaurare casa mia, rischiano di farmi prendere un'insolazione, infatti le quattro porte-finestre della stanza maggiore dell'appartamento, che si trova in alto, quinto piano, sono aperte e troppa è la luce, troppa l'aria, ragione per cui abbasso gli avvolgibili in rapida successione brontolando che mi dà noia il chiasso che fanno loro, gli energumeni, e che mi urta  tutto, in realtà, che odio la luce squarciante, il vento, la polvere. Uno di loro, panciuto e muscoloso allo stesso tempo, contesta le mie idiosincrasie, diciamo così, in modo inurbano, capisco che mi prende per chi non sono. "Lei non sa quanti anni ho!" - replico, convinto come sono che la mia età, in piena voga verso i settanta inverni,  mi dia diritto ad ogni idiosincrasia, per di più in casa mia. La rima è voluta! 
Tutto ciò è molto stupido, rifletto, e rammento la volta che mio fratello, in rotta con un'altra ciurma di restauratori, in casa sua, ebbe la testa sfiorata da una rabbiosa cazzuola volante. 
Mi volto verso il centro della stanza, i cinque mi guardano interrogativi. "Lasciamola così, vi pago il disturbo, fatemi il conto, pago, pago, purché ve ne andiate."
Piace il congiuntivo?
Se ne vanno contenti, 900 talleri per poche ore non sono pochi. Rimasto solo, creo, manovrando abile gli avvolgibili, strisce d'ombra e di luce nella stanza, stendo l'amaca e mi sdraio. Banana umana, riprendo il sonno interrotto da quest'incubo.

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