Setting

Il nonno da giovane seguiva la moda di andare in analisi, parole sue. Una volta, entrato nello studio dell'analista, la trovò seduta in terra accanto a un divanetto, sembrava stordita, certo era estate, faceva caldo, scalza, addosso aveva un camicione bianco e sotto gli occhiali da sole si vedeva che la dottoressa aveva un occhio nero, mi raccontò il nonno. Che aiutò la dottoressa ad alzarsi e l'aggiustò sul divanetto, ma lei non aveva intenzione di starsene buona al suo posto, precisò il nonno. 
"Iniziò ad abbracciarmi e a domandarmi che cosa avevo visto quel giorno in città, ma, senza aspettare che rispondessi, iniziò lei a raccontarmi che aveva visto questa o quest'altra bellezza architettonica. Io non posso dire che non stavo credendo alle mie orecchie, infatti la dottoressa era un tipo estroso e, come si dice, capace di tutto. Nel frattempo l'abbraccio si era consolidato e io potei conoscere questa o quest'altra bellezza corporea  della mia analista, o meglio indovinare, ma quel suo occhio nero, in realtà rosso-violaceo, mi inquietava più di tutto."
Qui il nonno si perse in una serie di considerazioni sulla tecnica della psicanalisi e sul setting, ragione per cui non riuscii a capire come fosse andata a finire quella seduta.

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