Il datore di ordini

Un'auto si ferma e il tipo seduto dietro fa segno a chi guida di aprirmi; cerco un passaggio, è notte, mi trovo lontano da casa. Mi si fa sedere accanto all'autista, il tipo dietro dà ordini, pare che guidi lui servendosi di comandi invisibili, addirittura a tratti a me sembra che l'autista non sia alla guida. Prevale il nero, grande automobile nera, abiti neri, occhiali neri, l'autista ha la visiera dello stesso colore, il padrone o comunque il datore di ordini indossa una bombetta. Nera. 
Forse ho fatto un errore a salire su quest'auto, sarebbe stato meglio camminare e aspettarne una aggiornata; questa è datata. In men che non si dica si entra in un cortile, si scende e mi s'invita dentro casa, mi si indica una stanza, mi si spinge dentro. 
In effetti non è che stasera io sia molto combattivo. Dev'essere la medicina che ho preso.
I due hanno la meglio su di me, ma cosa vogliono? 
Dopo ore di sonno interrotto dalla sete, che io calmo bevendo acqua da una bottiglia gialla che si trova sul tavolino accanto al mio letto, è l'alba; il padrone dell'auto o datore di ordini entra nella stanza o meglio cella (alla finestra ci sono sbarre murate) e senza parlare mi fa cenno di farlo felice. Non se ne parla neppure, Lei celia, rispondo, al che lui estrae una rivoltella nera e me la mostra. Non basta, me la cede, è assai piccola. Esce dalla stanza e chiude la porta dietro di sé.
Sono prigioniero. La rivoltella è carica.

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