Il clarino

"Scommetto che leggi Il clarino!", mi dice beffarda una collega. 
Il clarino, per chi non lo sapesse, è un quotidiano che appartiene alla famiglia più danarosa del Regno. Il suo capo è stato diverse volte Primo ministro, innegabilmente coprendo di ridicolo non soltanto il Regno, ma anche il Paese. Ragione per cui l'esclamazione della mia collega è piuttosto offensiva.
Ma andiamo per ordine. E' in corso una riunione, certo informale, tra noi colleghi dell'Istituto di Scienze sociali: siamo sorpresi dai recenti scioperi che sembrano offrire al Paese una via d'uscita democratica dalla bonaccia autoritaria che il Regno ha saputo realizzare negli ultimi decenni. Ed abbiamo l'intenzione di prender partito come lavoratori intellettuali privilegiati che però in definitiva dubitano di avere le carte in regola. Almeno: io ne dubito, e mi lascio sfuggire, davanti ai colleghi, una confessione: mi sento indeciso, tra governo e scioperanti rivoluzionari, non so in altri termini quale partito prendere. Da qui l'insofferenza della collega, che mi attribuisce una propensione politica "clarinistica". 
In realtà non leggo mai Il clarino, ciò non toglie che non mi sento vicino agli scioperanti rivoluzionari, né al governo. 
Né m'interessa molto il livore della collega, che sfoggia un'acconciatura dei capelli alla Angela Davis e deve avere un problema con i suoi piedi, dal momento che indossa orribili scarpe da femminista. 
Sì, di politica m'intendo poco, questo è vero.

Commenti