Casa Barbuta

Appena sbarcato sull'isola cercai l'ufficio postale allo scopo di aprire una casella di fermo posta. Di uffici postali nell'isola ce ne erano due, questo e l'altro sulla costa nord, ai tempi. In corso d'opera attaccò discorso con me una cinquantenne che non richiesta m'informò del fatto che lei non era un'isolana, ma proveniva dal continente, "sono originaria di T.", disse sorridendo. Si trovava nell'ufficio per ritirare la sua posta, infatti abitava in collina, "lassù", aggiunse facendo un segno con la mano destra aperta invano verso il nulla, sito tuttavia in alto. Usciti che fummo dall'ufficio la donna m'invitò a sedere insieme a lei a un tavolino del bar più prossimo, indubbiamente esposto al porto ed alle relative grazie. Nonostante che avesse un bel po' di anni più di me, nonostante la mise, rossa, e la tintura dei capelli, corvina, nonostante che fossi venuto sull'isola per riposarmi, la donna riuscì a trattenermi diverse decine di minuti al tavolino del bar, certo perché mentre lei parlava io guardavo da ogni parte fuorché dalla sua, ma non solo. Era appetitosa. 
Sapute le mie ragioni di vacanza, rese vaghe ancora di più a causa delle poche parole che io mi consentii con la sconosciuta, Teresa, ad un tratto lei mi propose scherzosa di farci compagnia "tra noi stranieri", disse. 
Per una volta, decisi, avrei fatto il colpo alla svelta, invece di perdere il solito mucchio di giornate di avvicinamento alla meta. Ragione per cui accettai la sua proposta, "ma anche subito, ora". 
Teresa mi diede sorridendo le istruzioni per raggiungerla "lassù", dopo di che ci separammo, io per depositare il bagaglio all'albergo, lei perché doveva andare dal parrucchiere, almeno disse così, né fui in grado di apprezzare il risultato, infatti non la rividi mai più.
Seguii qualche ora più tardi le sue istruzioni, infatti, ma mi persi a mezza costa e fui costretto a domandarne ad altri residenti, i quali credevano tutti di sapere dove abitava "la Teresa", ma, come scoprii, l'isola mancava di toponomastica. Voleva dire affidarsi alle parole dei residenti, isolani e non, alle loro concezioni di "largo", di "stretto", di "ripido", di "boschetto ceduo", alla loro bambinesca sicumera che uno straniero non potesse non comprenderli. Mi davano immancabilmente del tu, certo ero giovane, ma lo stesso m'irritavo: "Sai dove? Dopo Casa Barbuta!"
Dopo ore di tentativi inutili della Teresa ne ebbi abbastanza, e feci ritorno "giù". Fu una magnifica vacanza.

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