Una vecchia pagina.

Un giovane prete molti decenni or sono si recò in visita  nella città di G. Pieno d'entusiasmo, fu presentato ai parrocchiani di un suo confratello ed intrattenne in modo speciale due gentili signorine che lo avevano invitato, allo scopo di conoscerne meglio le qualità pastorali, ad una conversazione su temi d'interesse morale. Passeggiando nell'area di certi giardini della città insieme alle due signorine il giovane prete, abituato ad usare un linguaggio disadorno ed anzi fautore della semplicità, si trovò a produrre invece un tipo di argomentazione assai complessa, tanto che a sera, quando come al solito si dedicò al suo diario pastorale, non seppe mettere sulla carta quello che aveva detto, o meglio: riempì certo una pagina di frasi, che avevano tuttavia la caratteristica di perdere il loro significato via via che procedevano, a causa dei termini, in genere arcaici*, apparentemente fuori luogo che lui era stato costretto, come da una forza misteriosa, a introdurre. Ne era sortito un testo non malvagio, ma inservibile. Per questo motivo il giovane prete la mattina seguente si congedò in fretta dal suo ospite e fece ritorno nella città sede della sua parrocchia. 

*Incongruità al postutto ornamentali; elicitazioni monadiche; configurazioni anticipatorie; ebetudine in talotta insorgente; inveramento fatuo ancorché esperibile; alambicchi cerebrali; ammontari etici confliggenti, eccetera.

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