E' colpa della mamma

Contrariamente ai suoi usi diplomatici e colmi di ipocrisia l'Ufficio dirama un documento piuttosto corposo in merito ad un suo membro, senza ometterne nome e cognome. Dopo alcune pagine introduttive che leggo velocemente, il testo costruisce la sua vera e propria accusa a carico del reprobo. Essa si suddivide in due parti; nella prima si descrive la personalità politica di colui che, senza perifrasi, è definito come nazista a causa di certi suoi scritti, per la verità non aventi a che fare con l'attività dell'Ufficio, ma caratterizzati da antisemitismo. Nella seconda ed ultima parte si passa a criticare l'efficienza di colui che finge soltanto di collaborare alle attività dirette dall'Ufficio, mentre invece fa in parole povere (le mie che leggo) il suo comodo e di fatto ruba lo stipendio. Dal momento che il documento tratta di me, com'è logico rimango alquanto spaventato dalle conseguenze che senza indugio la mia mente inizia ad immaginarsi. Più che altro mi seccherebbe perdere lo stipendio, che mi serve per vitto e alloggio - in vista della pensione. Non nego del resto che la definizione di nazista mi dispiaccia ed anche mi sorprenda, infatti sono rimasto ai tempi in cui nel mio ambiente di lavoro mi si rimproverava sarcasticamente di scarsa coerenza con le mie idee di estrema sinistra, proponendomi di passare in clandestinità. Genere "Volante rossa". Quanto all'antisemitismo, questa è un'etichetta talmente consumata che davvero non mi preoccupa. Inizio a pensare di rivolgermi ad un avvocato per denunciare l'Ufficio diffamatore allo scopo di ricavarne un congruo risarcimento per danno morale. Vedremo. 
Un collega di grado superiore al mio è incaricato, dopo qualche giorno dalla diramazione del documento, di interrogarmi. Accetto il colloquio, che si svolge nella mia stanza senza testimoni, quindi in modo alquanto informale. Il collega mi rivolge domande che presto portano il discorso lontano nel tempo, ed io mi ritrovo a parlare con un estraneo della mia defunta genitrice e di una casa che avevamo in campagna molti decenni or sono. Secondo il collega, intuisco, la mia inquietudine politica (così lui si esprime) nascerebbe in quella casa e in rapporto alla mia defunta genitrice. Insomma, gli dico ridendo, è colpa della mamma!

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