Foca monaca

Scritta una lettera al quotidiano locale in merito alle attività pubbliche di un personaggio che non mi piace senza usare la cautela necessaria, senza in altri termini procedere alla cattolica: si dice il peccato, non il peccatore - trovo in bacheca, nel corridoio dell'ufficio dove mi guadagno da vivere, un ritaglio del quotidiano locale con su la mia lettera, posto in bella evidenza e corredato da un frego nero e da una scritta. Non lusinghiera, di questi tempi. Mi si segnala come "antisemita" perché il malversatore oggetto della mia lettera al quotidiano locale, guarda un po', sarebbe un ebreo. Non lo sapevo. Ho pestato un callo, forse due, non soltanto ad un uomo politico abbastanza noto, ma insieme ad un membro della comunità ebraica, che è divenuta intoccabile, neanche con un fiore si può urtarne l'enorme suscettibilità. Oramai sono fritto, mi dico mentre mi avvio verso la mia stanza per iniziare la giornata di lavoro. Sarò ostracizzato, dovrò attendere che l'onda passi e si ristabilisca l'indifferenza del mondo nei miei confronti. Tornato a casa, mi s'informa che dal quotidiano locale ha telefonato la segretaria del conosciuto giornalista Ernesto Filuccheri, per prendere un appuntamento con me. Il Filuccheri vuole intervistarmi, infatti pare che di "antisemiti" nella nostra cittadina non se ne siano più segnalati da otto decenni. Ma pensa, osservo io, riflettendo però ai tempi lontani di cui il nonno sempre tornava a parlare, tempi durante i quali andava benone essere "antisemiti", ed anzi anche il nostro quotidiano sparava titoli "antisemiti" ogni due per tre, specie dopo che il Sovrano ebbe a bandire gli ebrei dal Regno. Mi rendo conto dunque di essere divenuto, senza volere, un caso raro, un animale raro, una foca monaca. E, non lo nascondo, un poco me ne compiaccio.

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