Il tramezzo

Il nonno aveva abbandonato una sua casa sita poco a nord della capitale, in collina, perché secondo lui il villaggio che la conteneva si era imborghesito, nonostante questo non passava molto tempo senza che il nonno parlasse  della casa di Orti, oramai resa irrecuperabile da una vendita a mio modo di vedere improvvida. Orbene, il nonno ci raccontò che una volta aveva raccolto le energie necessarie a recarsi in quel di Orti (sto imitando il linguaggio del nonno) insieme alla sua quarta moglie (il nonno aveva la tendenza a sposarsi), per mostrarle il teatro delle di lui imprese adolescenziali. Pare che la casa fosse avviata ad un disastro, nonostante questo i due sposini fecero un giro delle stanze, dodici, e tentarono di imbastire una cosiddetta cena intima. Mentre consumavano quel poco cibo che rispondeva alle loro esigenze si aprì l'uscio della stanza e transitò uno sconosciuto, diretto però nella poco lontana sala. Il nonno interpellò l'intruso secondo i suoi modi urbani, ciò che indusse costui a dichiarare, non senza ingenuità, di aver trasformato  un tramezzo in porta scorrevole, e di aver preso ad usare alcune stanze della casa del nonno come deposito. Ecco ecco, replicò il nonno, perché in sala ci sono tutti quei colli, ora ho capito. Sentite, buon uomo, ora voi ve ne tornate di là, raccogliete i vostri colli (l'intruso stentò a comprendere il nonno), li riportate a casa vostra ed entro domani ripristinate il tramezzo. Nel frattempo io mi recherò in gendarmeria a denunciarvi. No, la prego, gridò l'intruso, tengo famiglia. Anch'io, rispose il nonno, e riprese a consumare la sua cenetta insieme alla consorte.

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