Eutanasia

Oggi morirò, lo so con certezza dal momento che faccio parte di un progetto di eutanasia riservato a volontari, logicamente siamo malati gravemente, tuttavia i malati gravi non possono sapere che moriranno oggi o domani o tra un mese. Invece io ed i miei compagni lo sappiamo: moriremo oggi. Nella mia stanza accanto a me c'è una malata cinese che si lamenta, è molto preoccupata, mi trovo in piedi vicino al suo letto e la guardo: è piccolina e si agita muovendo il busto e le braccia, non capisco troppo bene quel che dice dal momento che parla male la mia lingua ed io ignoro la sua. Infine mi s'illumina il comprendonio: la cinese sta tremando di paura perché si è messa in testa che manca la sua bara. No ce bala, piagnucola. Ma no, sta' tranquilla, le dico, sono mesi che stiamo qui e tutti sanno che oggi moriremo, come vuoi che abbiano sbagliato il conto delle bare? Esco dalla mia stanza e mi muovo per i corridoi di questo prestigioso centro di ricerca sull'eutanasia, poi cammino nel parco antistante l'edificio, nessuno mi disturba, noi volontari dell'eutanasia siamo sacri ed anche un po' intoccabili, per dirla tutta. Oltrepasso il cancello e mi trovo in strada, è il viale Amadeo Bordiga della mia adolescenza, mi godo questo preludio alla morte: i passanti ora non sanno chi sono io, per fortuna sprofondo nell'incognito mentre cammino tra gli alberi del viale e la strada. Un'auto si ferma accanto a me, ne scende uno dei nostri medici, mi abbraccia e mi mette in mano un piccolo ciondolo di osso: buona fortuna, mi dice. Quante storie! Oggi si muore, serve essere seri.

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