La custodia

Un collega mi raccomandò suo figlio come artista, mi riferì che il ragazzo dipingeva. Ebbene, risposi, mandamelo e vediamo che cosa posso fare per lui. Intendevo alludere alla possibilità di acquistare uno o due quadri, tutto qui. Il ragazzo capitò da me; con una certa disinvoltura lasciò da una parte la sua opera racchiusa in una sorta di custodia fatta di legno, e subito se ne andò via senza quasi rispondere alle mie domande, del resto generiche e forse paternalistiche. Rimasto solo nell'androne di casa mia, che assomiglia a un fienile, non la casa, l'androne, qua e là dotato perfino di vero fieno, iniziai a schiodare le assi della custodia delle opere del figlio pittore del mio collega. Era una bella custodia, si apriva come un libro, le due diciamo facce erano unite da un'ottima cerniera ben fissata da quattro viti. Per fortuna l'avevo schiodata senza danneggiarla. Dentro la custodia non c'era alcun quadro, ne dedussi che l'opera del ragazzo era la custodia stessa, che sistemai in alto, le facce accostate, in una scansia del mio androne, dov'è tuttora.

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