L'esame

Il nostro Sovrano ha di recente introdotto l'obbligo di seguire dei corsi di economia politica, ogni cittadino per partecipare alle Elezioni deve superare un esame. Sto recandomi dunque nella sede a me assegnata per sostenere la prova scritta (si tratta di un questionario), quando squilla il mio telefono portatile. Chiama un certo Gioele Cera, sì, mi ricordo di te, gli dico, ma poi non capisco quasi nulla di quello che mi racconta, sarà per l'accento (il Cera è nativo di una regione del nord est del Regno), sarà per il chiasso prodotto delle carrozze che transitano senza tregua, sarà perché la linea telefonica è disturbata. Il Cera continua a parlare, capisco che gli dev'essere successo qualcosa di spiacevole e che lui spera in un mio consiglio, ma urlando gli chiedo di richiamarmi nel pomeriggio a casa, dove almeno una parte del chiasso sarà eliminata, e chiudo. Mi accorgo di aver fatto tardi per la mia prova scritta di economia politica, sono fuori orario di almeno mezz'ora, entro nell'aula universitaria dove si svolge l'operazione e sento il brusio dei commissari. Si sono accorti di me, mi guardano con interesse. Avrò meno tempo per riempire il questionario, penso tra me e me, tutto qui, ma uno dei commissari mi si scaglia contro, pare che mi conosca, grida che dei relitti dell'altro secolo lui non ne può più, eccetera. 
Ammetto di avergli risposto per le rime, di aver causato un parapiglia generale, ora non so che cosa faranno di me.

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