La cintura metamorfica.

Le due signore - una dev'essere la moglie, l'altra la madre - appaiono nel corridoio non appena noi siamo usciti dalla stanza delle invenzioni, dove il nostro occasionale conoscente ci ha sequestrato allo scopo di mostrarcene alcune.
Sono entrambe abbigliate in modo inappuntabile e sfogano parte della loro ansia nella gelatina, io credo, tanto hanno la chioma intirizzita. Parte, insisto, e non mi sbaglio, infatti le due signore sono sgomente, ci guardano con sospetto e timidezza, timore d'una qualche catastrofe.
Mentre con una mano, la sinistra, cerco la mano della mia compagna sbagliando completamente la mira - è in tutt'altro angolo del suo corpo che trovo adagiate le mie dita - cerco d'intrattenere le due diffidenti, di rassicurarle, primo che non siamo malfattori, noi, secondo che abbiamo voglia di andarcene. Loro si premurano di girarci attorno, borbottano qualcosa che infine intendo: la porta a vetri che indico speranzoso non è quella che conduce all'uscita dalla villetta del nostro occasionale conoscente, ma immette in un altro corridoio che non termina se non all'inizio d'un successivo corridoio. Tutti in fila come se fossero vagoni d'un convoglio ferroviario, penso, ma non lo dico. E' come se tre villette una dietro l'altra formassero un'unica abitazione. Forse le due signore e il nostro occasionale conoscente, il signor Mori, occupano ciascuno la sua fetta di treno, penso. Infine grido: noi vogliamo semplicemente uscire di qui, signora, niente paura! - rivolto alla meno anziana.

E' andata così, che stavamo passeggiando in centro quando abbiamo urtato in un tipo, poi presentatosi come signor Mori, che mostrava senza pudore la sua rotonda pancia circondata da una stretta cintura bianca. Subito ha infilato i pollici dentro la cintura, al fianco destro e al sinistro, li ha ruotati e ha tirato su l'esterno della cintura, fatta di due strisce sovrapposte, su su fino a infilarci le braccia dentro, così che adesso i suoi pantaloni erano sostenuti da cintura e bretelle. Formidabile.
Vincendo la mia timidezza e insieme le regole della buona educazione, che dettano di non far domande in merito agli accessori degli estranei, specie in strada, ho chiesto al tipo dove avesse acquistato quella cintura, ho detto in modo seduttivo, metamorfica.
Io sono il signor Mori, ha risposto lui, e faccio l'inventore, questa cintura che Lei, mio caro, si pregia di definire metamorfica, è solo una delle creazioni che, se a Loro aggrada, io potrò mostrar Loro presso il mio laboratorio.
Senza chiedere il parere della mia compagna, si capisce, ho avuto la debolezza di accettare, ed eccoci qui, adesso, reduci dall'oscurità d'una stanza piena non d'invenzioni, ma di oggetti indescivibili che quindi non descriverò, e in balìa di due signore della prima metà del secolo scorso, una la moglie, forse, del signor Mori, l'altra forse la madre.
La vera invenzione del signor Mori, tuttavia, sembra essere il corridoio che non finisce mai, penso - oltre, è ovvio, alla cintura metamorfica.

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