Flipper.

Nel centro storico della nostra cittadina è stato avvistato un piccolo mezzo dotato di quattro ruote e di un motore certamente elaborato allo scopo di garantire prestazioni esagerate - in effetti si tratterebbe di una Fiat 500 di vecchio tipo - schizzare tra le viuzze come la pallina di un flipper, gioco non meno dimenticato della suddetta vettura, rimbalzare sulla parete di un nobile edificio proprio alle spalle di un passante, per fortuna mancato dal proiettile, ed infine sparire nel dedalo medievale dopo aver tracciato una traiettoria a forma di zeta - ciò significa che il piccolo mezzo ha urtato rimbalzando, dopo la prima, anche una seconda volta su una successiva parete d'altro nobile edificio, senza fracassarsi. Quest'ultima circostanza, che ha dello straordinario di per sé, è tuttavia rimasta negletta nei commenti che i media locali hanno affastellato intorno alla terribile scorribanda. I media locali infatti hanno insistito sulle motivazioni di essa, e ne hanno trovate diverse, su tutte però una: la paura. Sociologi e psicologi, interpellati com'è d'uso, hanno puntato sulla paura, come motivazione. Paura beninteso da parte del guidatore ignoto del velocissimo mezzo a quattro ruote, il quale per paura avrebbe commesso quel che sappiamo, o meglio quello che un testimone ha raccontato di aver visto. Anzi, due testimoni, l'altro essendo il fortunato superstite del primo rimbalzo.
Noi, che non siamo né sociologi né psicologi, avanziamo dunque l'ipotesi che il guidatore ignoto (ciò implica che potrebbe essere in questione una guidatrice) stesse scappando, inseguito chissà da chi, comunque da qualcuno di cui aveva paura. Ma siamo certi che i sociologi e gli psicologi intendessero qualcos'altro, un tipo metafisico di paura che, a quanto pare, riguarda, se non tutti, la maggioranza di noi.

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