Remissivo come sempre.

Come molti ex servitori del Regno, conseguito dal Sovrano il diritto ad una rendita vitalizia, ho la possibilità d'intraprendere qualche viaggio allo scopo di migliorare la mia conoscenza delle bellezze naturali ed artistiche del nostro Paese. Naturalmente la mia prima meta è la Capitale, dove non sono stato che molti decenni or sono, per motivi di servizio che qui non posso rivelare. Durante il tragitto in treno scopro che un mio ex collega, anche lui pensionato, è in procinto di visitare la Capitale. Apprendo che quest'uomo, Remo Tabarri, ha una buona conoscenza della nostra meta, dove, lui mi narra, si è recato in una quantità di occasioni allo scopo di convincere una sua antica fiamma a sposarlo, e sia pure in ritardo. Scesi nella modernissima Stazione Ferroviaria, primo oggetto degno di stupita ammirazione della Capitale per coloro che vi giungano in treno, Tabarri mi convince a prendere una stanza là dove lui oramai è per così dire di casa. Dopo un lungo tragitto a piedi per le vivacissime strade prossime alla Stazione, colme di genti originarie dalle più lontane contrade del Regno, giungiamo all'edificio dove Tabarri usa soggiornare e riposarsi durante i suoi tentativi matrimoniali invero stancanti, a quanto pare. Solo nella mia stanzetta, Mentre Tabarri è scomparso sappiamo per andar dove, sto disfacendo il mio bagaglio. Dal balcone entra un minuscolo gatto bianco e grigio, dotato di una sorta di cresta che inizia tra le sue orecchie e termina con la punta della coda: di color viola intenso. L'animaletto, assai grazioso, sembra un fiorellino semovente. Mentre scopro che la creatura ha il difetto di graffiare la mano che tenti di accarezzarla, una donna perentoriamente apre la porta della stanza e m'invita a seguirla altrove, infatti, lei mi comunica nel simpatico dialetto degli abitanti della Capitale, la Direzione ritiene che sia adeguata al mio rango non questa, ma un'altra camera. Remissivo come sempre, rifaccio la mia valigia e seguo la donna, una quarantenne assai robusta e svelta. Presto entriamo in una sala di circa cento metri quadrati - su un divano si trovano un ragazzo e una fanciulla intenti a fumare: sono coloro con cui dovrei dividere la sala? - domando alla donna. Non mi risponde, invece va ad aprire una delle finestre e senza far complimenti scaccia la coppia dei fumatori. Questa è la sua stanza, m'informa la donna, e se ne va senza aspettare una mia replica. Adesso sono solo, e mi guardo intorno: faccio fatica a scorgere un lettuccio dalla parte opposta a quella dove mi trovo con la valigia in mano, mentre constato che la temperatura della sala è assai bassa. Fa freddo, è normale, dato che siamo alla fine dell'inverno, ma, come tutti i sudditi del Regno sanno bene, nella Capitale, sita in una regione assai felice dal punto di vista metereologico, poche abitazioni dispongono dell'impianto di riscaldamento; ciò risulta per tradizione dal volere della Casa Regnante. Bubbolo, non senza domandarmi il prezzo che dovrò pagare per l'occupazione della sala.

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