Donnine d'altri mondi.

Uno dei miei nipoti, molto piccolo, mi ha domandato ieri: tu la conosci, una frata, nonno? In pochi attimi di riflessione, mentre però lui già era distratto da altro, ho capito che si riferiva ad una suora, non so perché e per come voleva saperlo. Fa niente.
In effetti io ho conosciuto non poche "frate", infatti quando insegnavo ne ho avute agli esami ed a lezione,  spesso originarie da Paesi lontani da questo e poveri, parlanti inoltre un cattivo italiano che, tuttavia, era meno cattivo del mio inglese, del mio francese, non si dice del mio tedesco. Qualche "frata" veniva agli esami con le risposte imparate a memoria e, per così dire, le recitava come se fossero il rosario, per cui certe mie idee, cui io, confesso, tenevo particolarmente, facevano ritorno alle mie orecchie, ed alla mia comprensione, come rabbonite dalla monotonia della voce della "frata" di turno.
Logicamente usavo una certa indulgenza con le "frate", ma ora mi domando: perché? Mah, forse perché m'immaginavo che queste donnine d'altri mondi avessero visto i sorci verdi, da bambine, o forse perché  l'Ordine cui appartenevano, internazionale, m'incuteva un particolare rispetto. Come dire? Erano delle cosmopolite. 
Una volta m'intrattenni con due di loro, che, informate del mio prossimo pensionamento, mi si erano gentilmente avvicinate per salutarmi. Sapendo che la loro Casa si trova in prossimità di una gelateria di aspetto modesto, sì, ma capace di erogare cremosità squisite a prezzi ragionevoli, in tutta disinvoltura io, peraltro inabile sul momento a parlare di alcunché, consigliai loro di provare ad assaggiarne uno, di questi stupendi gelati artigianali. Tra le due "frate", quella più spigliata mi fece alla svelta capire che non era il caso, che io consigliassi loro delle leccornìe, e con ciò io mi sentii un poco in imbarazzo. Tuttavia, quando fu il momento di lasciarmi, costei mi mise in mano un paio di cioccolatini avvolti in carta stagnola colorata, di quei famosi cioccolatini che inneggiano alla felicità.

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