Proprietà privata.

La viuzza che da Orti porta in discesa verso la pianura dopo tanti anni di assenza io non la ricordavo tanto stretta, ragione per cui, acquistati in un negozio - il cui gestore non mi ha riconosciuto o ha finto di non riconoscermi - molti generi domestici, alimentari ed igienici (inclusi due pesanti sacchi di sassolini assorbenti la prossima piscia dei nostri gatti), e caricati i medesimi sul nostro grosso carrello a tre ruote, ho detto a mia moglie che non avevo voglia di far ritorno a casa percorrendo la stessa viuzza lunga e striminzita che tra l'altro ci aveva impedito di camminare affiancati costringendoci invece a marciare in fila indiana, ciò che detesto.
Va bene, ha detto mia moglie, tu conosci il posto, io no.
Infatti, ho risposto, passiamo di qua e ci troviamo sulla provinciale, che invece è bella larga e non mi ha mai esasperato. Ricordo benissimo questo passaggio, vedi, c'è una breve salita e subito ci siamo. Ecco la chiesa, poi il dosso, si cala per poche decine di metri e torniamo a riveder le stelle, ho ironizzato allo scopo di stemperare il nervosismo che il ritorno ad Orti, e soprattutto nella vecchia casa ereditata da mia nonna, dopo anni ed anni, mi ha messo in corpo. Sennonché il passaggio ultimo dalla viuzza alla provinciale, ho notato perplesso, era chiuso da una sbarra verniciata di bianco che al nostro arrivo si è sollevata docilmente, mossa certo da un qualche marchingegno invisibile.
Vedo che tra la chiesa e la provinciale ora c'è una casa nuova, intorno un giardino, al posto del passaggio che ricordavo, e uno spiazzo asfaltato, un garage e in basso un cancello, oltre il quale si vede la strada provinciale, nostra meta. La sbarra intanto si è riabbassata alle nostre spalle, la spingo in alto e trovo che non si può rialzare, allora dico a mia moglie: vediamo se si può uscire dal cancello laggiù, non è possibile, aggiungo, che un passaggio pubblico sia diventato proprietà privata.
Eh! - replica lei abbastanza dubbiosa.
Mentre ci avviamo verso il cancello con l'intenzione di aprirlo ed andarcene, udiamo una voce. E' di un giovane corpulento che è uscito dalla casa, indossa una giacca fuori dell'ordinario in fatto di grandezza, ciò che lo rende alquanto ridicolo. Sembra uno spaventapasseri, confido a mia moglie, impegnata a manovrare il nostro carrello a tre ruote carico di quei generi che dovrebbero permetterci di trascorrere senza ambasce questi primi giorni di contatto con la mia vecchia casa di campagna.
Questa è proprietà privata, sillaba il giovane, che sembra abbastanza tranquillo mentre si avvicina non a noi due, ma ad una Saab bianca che spunta di muso dal garage; dietro di lui un cane mastino grigio, bianco e nero.
Veda signore, gli replico, sono tanti anni che non passavo di qui, e non sapevo di questa novità.
Novità! - sottolinea il giovane, sono venti anni che noi abitiamo qui, e poi, non avete visto che c'è la sbarra? Sì, ma si è sollevata proprio quando noi siano arrivati, come dire? - ci ha attirato dentro.
Certo che si è sollevata, replica lui, dovevo uscire con la macchina! E ora che ne faccio di voi due?
Noi vorremmo uscire dal cancello e scendere nella provinciale, rispondo io.
Impossibile, l'uscita da lì è vietata dal Comune, il cancello non funziona, se vi avvicinate e lo guardate non troverete nulla che possa servirvi ad aprire.
Un cancello illusorio! - esclamo io.
Come?- domanda il giovane, mentre il cane mastino annusa le nostre mercanzie.
Niente, niente, è un cancello per modo di dire!
Ecco, riprende il giovane, così è meglio, ma io vi ripeto: ora non so che cosa farne di voi; potreste aspettarmi finché non ritorno, diciamo tra un'ora, e poi ci pensiamo con calma.
Noi invece passeremo mentre lei, signore, uscirà con la sua auto, oppure ci abbasseremo sotto la sbarra dopo che lei sarà uscito, e torneremo ad Orti per la vecchia strada, ribatto io.
Provateci, risponde il giovane mentre entra in auto, provateci; dipende da Gondrano, non è vero Gondrano?- domanda al mastino mentre accende il motore rombante della sua Saab ed aziona il sollevamento della sbarra.

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