In autobus.

Mentre sto valutando in modo silenziosamente critico la presenza di un cane senza guinzaglio nell'autobus che ci porta alla spiaggia, mi trovo costretto d'improvviso a considerare la totale nudità che la mia amica esibisce davanti agli altri passeggeri. Lei sembra trovarsi perfettamente a suo agio, forse crede che la spiaggia dove siamo diretti sia uno di quei luoghi riservati ai nudisti, ma qui sull'autobus nessuno è nudo; certo gli abiti sono ridotti, l'umore è sereno, e il cane gironzola tutto contento intrufolandosi tra i corpi.
Soltanto io, parrebbe, faccio caso alla nudità della mia amica, ed alla presenza incongrua del cane: non è che mi rallegri tanto la disinvoltura regnante in quest'autobus!
Mi volto verso l'esterno e guardo il paesaggio. Vedo tuttavia che il fastidio che mi dà il cane senza guinzaglio e l'imbarazzo che mi provoca la mia snella amica nuda appartengono allo stesso mio ceppo interiore.
E piango, senza farmi vedere.

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