Gino Bianchi.

Il collega, oramai entrato nel giro che conta, mi informa di un suo progetto di largo respiro. Vuole scrivere un saggio sul "Gino Bianchi" di Piero Jahier. Mostra una recente edizione del "Gino Bianchi", un libro piuttosto divertente che io ho tra i miei da alcune decine di anni. Il collega indossa un curioso paio di occhiali da sole che gli danno un'aria da mariolo: al centro delle lenti scure si vedono due sporgenze, un poco simili alle lenti d'ingrandimento che adoperano i dentisti di una certa età.
Vuole vederci chiaro, il collega che conta. Il suo saggio sul "Gino Bianchi" consisterà, m'informa,  in una lettura cattolica assolutamente nuova di un testo fin qui ritenuto dai più soltanto una satira contro la piccola borghesia impiegatizia. In effetti deridere un piccolo borghese burocrate è come sparare sulla Croce Rossa, osservo io, che silenziosamente tuttavia mi domando che cavolo c'entra il cattolicesimo con il "Gino Bianchi". Guarda che Piero Jahier era un credente, mi replica il collega, come se mi avesse letto nel pensiero.
Ecco a che cosa gli servono i suoi strani occhiali!

Commenti