La moschea.

Il restauro della casa appartenuta alla nonna fu ultimato velocemente da due tecnici specialisti le cui facce assomigliavano a quelle di conoscenti ai tempi frequentati dal nipote della proprietaria, defunta da un pezzo. Infatti erano proprio quei fratelli Coretti, logicamente invecchiati, ora restauratori di immobili di prestigio.
"Ci si rivede!"
Sul posto, il nipote della defunta si accorse che i lavori erano stati eseguiti a dispetto delle sue indicazioni, messe per iscritto e inviate ai Coretti mesi prima. A giustificazione della tinteggiatura color zabaglione della corte, stupefatto il nipote anche dalle spruzzate color cacao sui quattro fregi gentilizi posti agli angoli, in alto - a giustificazione della discrepanza tra il fatto e le istruzioni ricevute per iscritto ("tutto avorio, chiaro, mi raccomando"), i Coretti addussero l'argomento dell'impenetrabilità della grafia del cliente.
La casa della nonna, vuota e grandissima proprio perché libera dalle centinaia di oggetti accumulati dalla defunta e prima di lei dai suoi genitori, aveva un aspetto d'integrale novità, e il nipote, amareggiato dal colore delle stanze, azzurrognolo oppure rosaceo, decise interiormente di liberarsi alla svelta dei Coretti, di richiudere la casa così com'era, e di tornarsene in città.
Chiesto il conto dei lavori, il cliente constatò che il totale era il doppio della cifra preventivata. Le cucine e i bagni avevano dato "filo da torcere", spiegarono i Coretti. E la cantina, "interamente da bonificare!" Rifiutarono ogni tentativo del cliente di una transazione e ribadirono che il conto era corretto. Ignari del calembour, finsero di non sentire le divaganti considerazioni del cliente, interessato all'inopinata moschea visibile in prossimità della casa della defunta nonna, costruita là dove il nipote aveva giocato a pallone da bambino, cinque decenni prima.
"Alla moschea noi non vogliamo neppure pensare", disse il minore dei Coretti scuotendo la testa, mentre accompagnava il cliente all'auto. "Eppure l'avete presa a modello per rifare casa mia!", rimarcò il cliente girandosi verso ciò che pareva una torta nuziale.
"Farò cambiare le serrature", pensò il nipote firmando l'assegno ed intascando il conto composto gallinaceamente dai Coretti. Su carta quadrettata rosa. "Cercherò di venderla - all'Iman".

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