In centro a piedi.

Mi trovavo a M, dovevo procurarmi qualche biglietto per l'autobus, appena uscito dalla stazione centrale attraversai una grande piazza quasi vuota e andai da un rivenditore di giornali per comprare i biglietti. Non ne aveva più. Allora provai, per la verità un po' a casaccio, ad entrare in una rosticceria. Un posto simpatico, dove prevaleva un colore caldo, rossastro, dorato. La signora della rosticceria naturalmente non disponeva di biglietti per l'autobus, così d'improvviso decisi di andare a piedi fino a piazza del Duomo, da dove pensavo che avrei trovato facilmente la via del mio appuntamento di lavoro. Avevo vaghe idee sul percorso da fare e mi sentivo un po' sperduto, nello stesso tempo pensavo che più avanti avrei chiesto informazioni e forse avrei, finalmente, trovato da comprare dei biglietti per l'autobus numero 1, oppure per la metropolitana. Dopo aver camminato per un bel pezzo mi si aprì davanti una deviazione a destra, un sentiero come di campagna, in discesa. Lontano era visibile l'estensione enorme della città. Forse si trattava di una scorciatoia, pensai, e decisi di provarla. Lungo la discesa incontrai un giovane vestito con un cappotto di velluto a coste sottili di color marrone. Per l'appunto, com'era strano, si trattava di una mia vaga conoscenza. Uno che aveva studiato architettura nella mia città. Gli chiesi informazioni, e lui mi guidò per quel percorso in discesa, sempre sotto la prospettiva incombente della città, estranea e dotata di gran fascino. Ci trovammo tuttavia in un ambiente chiuso, senza sapere come, nel vano scale di un palazzo di abitazione qualsiasi. Capii che l'ex studente di architettura si era perso, però almeno adesso eravamo in due! Usciti in strada dal palazzo di abitazione, ora in piena città, chiedemmo informazioni ad un uomo che stava lavorando, un muratore. Costui, in un italiano stentato ci parlo di un "grillo", dopo un po' noi capimmo che voleva indicarci un crollo, un palazzo venuto giù che secondo il muratore ci sarebbe stato utile come punto di riferimento per trovare infine la strada giusta per piazza del Duomo. Adesso avevamo una magnifica prospettiva della città in lontananza quasi infinita; il cielo era abbellito da nerborute colonne di fumo grigio, argento, nero, blu, provenienti da ciminiere industriali, come io pensai. Mi compiacqui a voce alta con l'ex studente di architettura di questa magnifica vista, forse l'inquinamento donava al cielo della città, che aveva colori racchiusi nella gamma dal bianco al nero. Sempre lontana, come una cartolina vivente che noi avevamo davanti. Mi permisi anche delle considerazioni di confronto tra la mia città e questa, dissi che forse nella mia, ben nota all'ex studente, l'inquinamento non si vede perché le mancano ciminiere industriali.

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