Il crepaccio.

Le due costruzioni, dipinte di bianco, distavano circa centocinquanta metri l'una dall'altra.
Scoprii questa vicinanza al termine di un cammino di ore, infatti un crepaccio profondo e lungo diversi chilometri le separava in modo irrimediabile. Come notai, dal balcone della costruzione da cui ora  mi separava il crepaccio, un uomo con vicine a lui due persone indistinguibili osservava l'altra costruzione, e forse anche me, per mezzo di un binocolo. Alzai dunque gli occhi verso la costruzione bianca osservata dall'uomo con il binocolo: sembrava deserta, ma naturalmente avrei dovuto accertarmene meglio.
"In realtà sono due case uguali", pensai, ma, essendo io una persona  dotata di senso pratico, mi persi nel valutare quanto doveva essere stato costoso il restauro delle due case, entrambe perdute sulla montagna, lontane dal mondo, senza strade vere che le raggiungessero, assediate da una vegetazione paurosamente intricata.
Quando mi risvegliai da quest'incubo di praticità era scesa la notte, e oramai non vedevo più né la casa dalla mia parte, si fa per dire, né la casa dall'altra parte del crepaccio.

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